VIDEO • “Cosa rompe la catena dell’odio?”

VIDEO • “Cosa rompe la catena dell’odio?”

videoregistrazione dell’incontro-testimonianza

Cosa rompe la catena dell’odio?

svoltosi il 24 settembre 2025 presso l’oratorio di Missaglia (LC)
Con Sima Awad e Maayan Inon del Parent’s Circle Families Forum.
Modera l’incontro il giornalista e scrittore Davide Perillo.

in collaborazione con Scuola La Traccia, Centro Culturale Charles Péguy, Associazione Culturale L’incontro, Centro Culturale Gaudí, Fondazione Costruiamo il futuro, Azione Cattolica Ambrosiana, Comunione e Liberazione Alta Brianza, GiDiEsse, Giornale di Merate.
Videoregistrazione di S. Giudici (www.youtube.com/@GUDC)


Appunti degli interventi

L’incontro, intitolato Cosa rompe la catena dell’odio si è aperto con l’obiettivo di affrontare una domanda cruciale e reale: se esista qualcosa di concreto in grado di spezzare la dinamica della vendetta, del rancore e della violenza, invitando a tal scopo due testimoni dirette dalle terre martoriate.
I due testimoni sono state Maian, israeliana, e Sima, palestinese.

Sima, nata a Beit Ummar (tra Hebron e Betlemme), studia inglese. La sua storia di dolore è iniziata nel 2008, quando era ancora una bambina. Suo fratello Mahmud, di 17 anni, venne ucciso da un cecchino israeliano mentre cercava di proteggere un edificio che l’esercito israeliano intendeva distruggere nel loro villaggio. La madre di Sima, Burcia, si era sposata a soli 14 anni e Mahmud era il suo primo figlio, la sua vita e la sua speranza. Dopo aver sentito un colpo di arma da fuoco, la madre ricevette la tragica notizia: la pallottola aveva attraversato lo stomaco del figlio fino al cuore, e Mahmud morì in ospedale. Le sue ultime parole, rivolte all’altro fratello, furono: “Abbi cura della mamma”. Sima ha raccontato che, dopo la morte di Mahmud, la disperazione riempì la casa, e la madre perse il contatto con il resto della famiglia, seduta in un angolo a piangere con le foto del figlio, facendo sì che Sima sentisse di aver perso la sua infanzia.

Maian, israeliana, è fisioterapista e ha due figlie. Lei porta nella sua carne un lutto “feroce” più recente: il 7 ottobre 2023. In quel giorno, l’attacco terroristico di Hamas causò la perdita dei suoi genitori, Jacobi (padre) e Raymonde (madre), che vivevano a Netiv Haasara, al confine con la Striscia di Gaza. La loro casa fu bruciata. I suoi genitori erano persone semplici; suo padre era agricoltore e Maian ricordava un tempo in cui, da giovane, la vita vicino a Gaza non era difficile e avevano amici arabi. La mattina dell’attacco, pur non riuscendo a raggiungerli, Maian ha raccontato di aver avuto una visione di suo padre, Jacobi, che la abbracciava e le diceva: “Ce ne siamo andati”. Solo la sera si ebbe conferma che la casa era stata rasa al suolo. Sua madre, Raymonde, era un’artista e aveva riempito la loro casa di colori.

Nonostante la profondità del loro dolore, entrambe le donne e le loro famiglie hanno scelto di superare il rancore e la vendetta e di uscire dal circolo dell’odio.

La madre di Sima, Burcia, dopo la morte di Mahmud, pensava solo alla vendetta, volendo trovare il soldato responsabile. Un’amica del forum la invitò a partecipare al Parent Circle – Families Forum per condividere il suo dolore. Inizialmente, Burcia si rifiutò di sedersi vicino o di parlare con donne israeliane. Tuttavia, quando un’altra madre israeliana le disse di aver perso anch’essa un figlio a causa del conflitto, Burcia si rese conto che “non esiste dolore palestinese o dolore israeliano, siamo tutti esseri umani”. Da quel momento, Burcia decise di entrare a far parte del Parent Circle. Nonostante le critiche e le domande dei vicini, che la accusavano di “svendere il sangue di [suo] figlio,” Burcia rispondeva che stava “comprando le vite dei [suoi] figli e di quelli degli altri”.

Sima stessa ha raccontato il suo percorso. Inizialmente, pur rispettando la scelta della madre, non la capiva pienamente. A 14 anni, fu invitata a un “Summer Camp” del Parents Circle, al quale partecipavano ragazzi israeliani e palestinesi. Sima andò con l’intenzione specifica di accusarli di averle distrutto la giovinezza. Tuttavia, iniziando a parlare del loro quotidiano e del dolore, capì che anche gli altri ragazzi soffrivano e non erano loro la causa del suo dolore, ma “l’occupazione”. Questa consapevolezza le diede la forza di prendere la decisione di lavorare con loro per porre fine all’occupazione e vivere in pace.

La famiglia di Maian, immediatamente dopo il lutto del 7 ottobre, decise di diffondere un messaggio forte e chiaro: non volevano vendetta, né spargimento di altro sangue. I suoi genitori erano persone di pace e non dovevano diventare vittime dell’odio. Maian ha descritto il suo percorso come un viaggio, nel quale si trova ad affrontare ondate di dolore, tristezza, rabbia e odio, ma ha scelto che non ci siano più uccisioni o guerra.

Parent Circle – Families Forum (Parents Circle) è un’associazione nata 30 anni fa che raccoglie circa 800 famiglie, sia israeliane che palestinesi, unite dall’aver perso persone care nel conflitto. L’associazione offre momenti di convivenza e la possibilità di scoprire l’umanità reciproca. La discussione si è concentrata su come spezzare il ciclo dell’odio.

Maian ha preferito non usare la parola “perdono,” ritenendola troppo forte, ma ha enfatizzato che tutto si riduce a una scelta personale. Lei crede che si debba superare una mentalità di controllo reciproco e scegliere di vedere negli altri la “luce” interiore che va al di là della religione e dell’esteriorità. Spera che i due popoli e le due culture possano convivere fianco a fianco, o addirittura integrati, e che l’attuale fase di odio possa essere superata, poiché le soluzioni ci sono, basta volerle.

Sima ha imparato che è fondamentale ascoltare gli altri, perché se non si ascolta, non si può essere ascoltati. Ha scoperto che esistono solo persone buone e cattive, indipendentemente dalla loro storia o religione. Entrambe le donne credono che per spezzare il circolo dell’odio sia necessario creare un “circolo nuovo” e imparare una comunicazione più sana, iniziando dall’ascolto e dal riconoscere la storia dell’altro. La speranza, per Sima, è ciò che le permette di svegliarsi ogni mattina e di continuare il suo attivismo.

Interrogate sul loro rapporto in quanto testimoni che hanno viaggiato insieme in Italia, Maian e Sima hanno espresso un forte legame. Maian ha descritto Sima come “un po’ metà figlia e metà sorella,” mentre Sima ha affermato che Maian è “totalmente sorella”.

Alla domanda su cosa potesse fare il pubblico per contribuire alla pace, Sima ha chiesto di non tacere, ma di condividere le loro storie e le idee del Parents Circle con amici e sui social media. Maian ha esortato a non sentirsi impotenti, sottolineando che ogni persona è responsabile delle proprie parole e del modo in cui comunica. Ha consigliato di mettersi contro un’azione (come violenza, guerra o uccisioni), e non contro una persona, e di trasformare gli strumenti interiori in azioni quotidiane.

Il moderatore Davide Perillo ha concluso la serata sottolineando come l’amicizia e l’incontro possano accadere anche in condizioni estreme, dimostrando che la scelta e il rapporto sono più forti dell’odio, ponendo davanti a ciascuno una responsabilità personale. L’incontro si è concluso con i ringraziamenti a Sima e a Maian per la loro grande testimonianza.

(© Centro Culturale Charles Péguy)